a cura di Manuela Rossini

Definizione di smart working

Lo Smart Working, o Lavoro Agile, è una nuova modalità di lavoro che offre alle persone la gestione della flessibilità e dell’autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Operare in Smart Working significa ripensare l’organizzazione del lavoro in un’ottica sempre più basata sui risultati e non più sul presenzialismo. Si tratta di un nuovo approccio alle pratiche di lavoro e di collaborazione aziendali fondato sui seguenti elementi: revisione della cultura organizzativa, flessibilità rispetto a orari e luoghi di lavoro, dotazione tecnologica e spazi fisici. Le pratiche di Smart Working si stanno rivelando sempre più importanti, soprattutto a fronte di possibili emergenze come quella che abbiamo appena vissuto. Infatti, molte realtà imprenditoriali hanno adottato a pieno regime il lavoro agile con l’obiettivo di ridurre al minimo le possibilità di contagio, continuando a gestire le proprie attività.  Il decreto attuativo del 23 febbraio 2020 n. 6 ha previsto, inoltre, “la sospensione delle attività lavorative per le imprese ad esclusione di quelle che possono essere svolte in modalità domiciliare ovvero in modalità a distanza”[1].

Quali sono i vantaggi?

Secondo i dati dell’Osservatorio Smart Working, il lavoro agile è un fenomeno in crescita ed il numero dei lavoratori che godono di autonomia nella scelta delle modalità di lavoro in termini di luogo, orario e strumenti utilizzati sta aumentando di anno in anno: da 480.000 nel 2018 a 570.000 nel 2019. In aggiunta a questo, l’indagine dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ha messo in luce che i lavoratori agili o smart worker si distinguono per una maggiore soddisfazione per il proprio lavoro e una maggiore padronanza di competenze digitali rispetto agli altri lavoratori.

Ad oggi quasi la totalità delle organizzazioni con un progetto strutturato di Smart Working monitora almeno i seguenti aspetti[2]:

  • Il livello di partecipazione all’iniziativa sia in termini di giornate fruite che di persone coinvolte;
  • La soddisfazione delle persone rispetto all’iniziativa;
  • Gli impatti sul coordinamento con il capo, i colleghi e i clienti interni;
  • Le criticità collegate all’utilizzo della tecnologia;
  • Le caratteristiche degli Smart Worker.

Le aziende possono trarre il massimo dei benefici propri del lavoro agile attraverso i punti di forza[3] dello stesso:

  • Rendere più flessibili gli spazi e gli orari di lavoro;
  • Ripensare gli ambienti della sede di lavoro;
  • Sviluppare nuovi strumenti e competenze digitali;
  • Dotarsi della tecnologia adeguata per lavorare da remoto;
  • Diffondere modelli manageriali basati su autonomia e responsabilità dei lavoratori;
  • Diffondere cultura orientata ai risultati.

I vantaggi sono concreti e misurabili in termini di miglioramento della produttività e riduzione dell’assenteismo, oltreché di benessere del lavoratore. Le evidenze raccolte dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, attraverso survey ed i casi pilota, è possibile stimare un aumento della produttività per un lavoratore derivante dall’adozione di un idoneo modello di Smart Working nell’ordine del 15%. I benefici, tuttavia, non sono soltanto per le aziende ma anche per i lavoratori in termini di riduzione dei tempi e dei costi di trasferimento, miglioramento del bilanciamento vita-lavoro e incremento di motivazione e soddisfazione. È possibile stimare, ad esempio, che il tempo medio risparmiato da uno Smart Worker per ogni giornata di lavoro da remoto sia di circa un’ora. Se si considera una giornata di lavoro da remoto a settimana, il tempo risparmiato in un anno è nell’ordine di 40 ore per lavoratore agile.

Quali sono gli svantaggi?

Linkedin, il servizio web di rete sociale nato con l’obiettivo di diffondere contenuti relativi al mercato del lavoro, durante il lockdown ha condotto un’indagine rispetto alla modalità di lavoro da remoto su un campione composto da 2’000 soggetti ed è emerso che lavorare da casa, per il 48% del campione analizzato si è tradotto in un surplus nel carico di lavoro. Il COVID-19 ha modificato il rapporto tra imprese e lavoratori e, sulla base dei dati emersi dall’indagine di Linkedin, un lavoratore su cinque ha riscontrato un impatto negativo sulla propria salute mentale. È emerso che quasi un italiano su due ha lavorato almeno un’ora in più al giorno: ciò si traduce in venti ore di surplus nell’arco temporale di un mese. In termini di percentuali, dall’indagine emergono i seguenti dati: il 46% dei lavoratori percepisce sintomi legati allo stress e all’ansia, il 27% dei lavoratori ha sviluppato difficoltà a dormire. Uno stato di ansia costante, invece, si è verificato nel 22% dei lavoratori, mentre il 26% ha avuto problemi di concentrazione durante il giorno; il 19% prova una sensazione di sconforto rispetto alla sopravvivenza della propria azienda[1].

Rispetto agli effetti dello smart working sul lavoratore, il Garante Privacy Antonello Soro ha lanciato l’allarme, spiegando che “per garantire che le nuove tecnologie rappresentino un fattore di progresso (e non di regressione) sociale, valorizzando anziché comprimendo le libertà affermate sul terreno lavoristico, è indispensabile garantirne la sostenibilità sotto il profilo democratico e la conformità ad alcuni irrinunciabili principi”. Il ricorso alle tecnologie non può rappresentare l’occasione per il monitoraggio sistematico del lavoratore. Deve avvenire nel rispetto delle garanzie sancite dallo Statuto a tutela dell’autodeterminazione del lavoratore che presuppone, anzitutto formazione e informazione del lavoratore sul trattamento a cui i suoi dati saranno soggetti. Il Garante alla Privacy ha evidenziato che “non sarebbe legittimo fornire per lo smart working un computer dotato di funzionalità che consentono al datore di lavoro di esercitare un monitoraggio sistematico e pervasivo dell’attività compiuta dal dipendente tramite questo dispositivo”. In aggiunta a questo, il Garante ha segnalato che “va anche assicurata in modo più netto anche il diritto alla disconnessione senza cui si rischia di vanificare la necessaria distinzione tra spazi di vita privata e attività lavorativa, annullando così una delle più antiche conquiste raggiunte dal diritto del lavoro”.

Come affrontare l’impatto dello smart working sul lavoratore?

Per affrontare l’impatto dello smart working sul lavoratore, PEOPLEwellBe ha sviluppato SPORTELLO BENESSERE; uno spazio dedicato a supportare a livello psicologico tutti quei lavoratori e lavoratrici che stanno attraversando momenti di difficoltà, sia a livello di disagio personale che professionale. Si tratta di una consulenza breve, con finalità non terapeutiche, quindi non è da intendere come una terapia online. Ogni lavoratore ha a disposizione tre sessioni della durata di cinquanta minuti circa all’interno dell’anno solare che effettuerà con la psicologa di riferimento.


E tu, vuoi dedicare uno spazio di ascolto ai tuoi collaboratori per affrontare tematiche quali l’impatto dello smart working?

Categorie: stress