di Stella Bonato collaborazione con Raffaele Landolfi e Federica Cominelli

 

Il burnout è una condizione molto diffusa nel nostro paese e, a causa delle conseguenze negative che impattano sull’individuo e sull’organizzazione in cui esso opera, sta suscitando crescente interesse e attenzione.

Ma di cosa si tratta?

Una definizione di burnout

Il termine burn-out, traducibile in italiano con “bruciato”, rappresenta il bruciarsi dell’operatore e il suo cedimento psicofisico rispetto alle difficoltà dell’attività professionale. Esso esprime il “non farcela più”, il malumore e l’irritazione quotidiana, lo svuotamento, il senso di delusione e di impotenza di alcuni lavoratori e, in particolare, di quelli che operano nei servizi sociosanitari.
Questo fenomeno è stato definito in più modi, ma tutte le definizioni tendono a sottolineare un aspetto in particolare: l’esaurirsi delle risorse dell’operatore che lentamente si brucia nel tentativo di far fronte alle crescenti richieste date dalla propria attività lavorativa.
L’interesse e l’amore per la professione, infatti, non sempre riescono a proteggere l’individuo dal logorio professionale e dalla sensazione di continuo sovraccarico. A volte si innesca un processo nel quale un professionista, precedentemente molto coinvolto, si disimpegna dal proprio lavoro in risposta allo stress sperimentato e inizia a sentirsi emotivamente esaurito, depersonalizzato e poco realizzato. L’ambiente di lavoro viene così vissuto come estenuante e logorante ed il lavoratore viene a trovarsi in una condizione di allarme e continua tensione che, se non correttamente gestita, conduce alla progressiva frammentazione dei propri ideali professionali.

Cause del burnout

L’eziologia della sindrome da burnout è multifattoriale. Sono molteplici, infatti, i fattori che possono giocare un ruolo importante ed esporre ad un maggior rischio; tra questi:

  • Fattori individuali
  • Fattori socio-ambientali
  • Fattori economici
  • Fattori politici
  • Fattori storici
  • Fattori organizzativi

In ogni forma di lavoro sono sempre presenti fonti potenziali di stress; alcune strutture organizzative possono creare più stress, mentre altre possono fornire più stimoli e offrire la possibilità di un maggior coinvolgimento personale, con conseguente maggior gratificazione.
Ogni ambiente, però, presenta tendenzialmente aspetti positivi e aspetti negativi, non assoluti, ma relativi alle situazioni contingenti e a specifici periodi di osservazione.
Inoltre, a parità di condizioni organizzative, ogni lavoratore reagisce in maniera diversa. Vi sono persone che presentano una maggior vulnerabilità allo stress lavorativo e altre che riescono a essere innovative e produttive anche in ambienti lavorativi non gratificanti o particolarmente stressanti.
L’interazione del singolo soggetto con la specificità dell’ambiente determina quindi una risposta più o meno positiva in termini di adattamento.
L’analisi delle cause del burnout è legata al contesto storico di riferimento in cui il fenomeno viene a determinarsi e si allinea con l’ipotesi di un continuum che va da una condizione di perfetto adattamento (eustress) a una condizione di disadattamento (distress) o sindrome del burnout.

Come prevenire il burnout?

La valutazione dello stress è uno dei processi fondamentali da cui partire per prevenire il rischio di insorgenza della sindrome da burnout.
Per questo motivo il team di PEOPLEwellBe ha sviluppato il progetto di PEOPLE ANALYTICS per le aziende che intendono effettuare una valutazione preliminare stress lavoro-correlato.

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BIBLIOGRAFIA:
Pellegrino, F. (2009). La sindrome del burn-out. Centro scientifico.