di Federica Cominelli in collaborazione con Maria Cotelli


Cos’è la resilienza?

Il termine resilienza deriva dal latino resilire che significa saltare indietro, rimbalzare ed esprime la capacità dell’individuo di fronteggiare una situazione stressante, ripristinando l’equilibrio psico-fisico precedente allo stress e migliorandolo.

La resilienza, in psicologia, definisce la capacità delle persone di affrontare eventi traumatici o stressanti e di riorganizzare in modo positivo la propria vita. È, in altri termini, la capacità di ripararsi dopo un danno e di resistere, ma anche di riorganizzarsi di fronte alle avversità, rendendole opportunità di crescita e miglioramento.

La resilienza è costituita da diverse componenti: legate alla persona e al suo carattere; legate alla situazione e legate alla flessibilità. Essere flessibili significa sapersi adattare uscendo da schemi mentali precedenti e costruendone di nuovi, trovando, così, un modo di pensare adeguato alle circostanze. La flessibilità è la capacità di mettere insieme la realtà dei fatti con diverse condizioni mentali, modificando le proprie credenze.

L’individuo resiliente non è colui che ignora o nega le difficoltà, ma è colui che riesce a trovare una nuova forza per andare avanti, trasformando l’evento negativo in fonte di apprendimento. Essere resilienti significa trovare degli strumenti per affrontare il dolore e la sofferenza e risollevarsi.


La resilienza al lavoro

I luoghi di lavoro al giorno d’oggi sono sempre più caratterizzati da frenesia, ritmi di lavoro serrati e scadenze ravvicinate e questo può avere pesanti ripercussioni sui lavoratori a livello psico-fisico.

Essere resilienti aiuta a gestire lo stress, superare i conflitti sul posto di lavoro e affrontare le sfide lavorative che si presentano. Avere la capacità di rispondere e reagire allo stress e ai cambiamenti è una skill ormai fondamentale: migliora il benessere del lavoratore e ha un impatto positivo sul luogo di lavoro.

Diversi studi si sono occupati di capire come si comportano i lavoratori resilienti in situazioni stressanti. In particolare:

  • Costruiscono relazioni forti con gli altri, sono interessati ai colleghi e al lavoro di squadra.
  • Sviluppano reti professionali e personali, fonti di supporto nei periodi stressanti.
  • Non prendono troppo sul serio l’ambiente lavorativo, promuovendo emozioni positive.
  • Sono autentici e si comportano secondo i propri valori.
  • Percepiscono il proprio lavoro come significativo e lo valutano in modo positivo.

 

La resilienza si può apprendere?

La resilienza non è un tratto stabile della personalità, ma è una capacità che può essere allenata per permetterci di trasformare le situazioni più difficili in momenti di crescita personale.

È vero che certe persone nascono con una capacità maggiore di reagire alle situazioni stressanti, ma è anche vero che questa capacità si può modificare con l’esperienza.

Ci sono, in particolare, cinque fattori che favoriscono lo sviluppo della resilienza:

  • Ottimismo: vedere il lato positivo delle cose influisce sul benessere.
  • Autostima: le persone con una buona autostima sono meno sensibili alle critiche e meno soggetti a sofferenza.
  • Robustezza psicologica: composta da controllo, impegno e sfida che permettono di affrontare in modo positivo gli eventi.
  • Emozioni positive: aiutano a focalizzarsi su ciò che si possiede invece che su ciò che ci manca.
  • Supporto sociale: avere una rete di persone vicine con cui confidarsi aiuta a liberarsi dal peso della sofferenza.

In definitiva, la resilienza sul posto di lavoro è una mentalità, un approccio che ci aiuta a trasformare le sfide in opportunità. La capacità di essere resilienti nei momenti difficili non solo ci rende più forti individualmente, ma contribuisce anche a creare un ambiente di lavoro più sano e produttivo. È importante coltivare la resilienza ogni giorno, perché negli ostacoli che incontriamo troviamo delle opportunità di crescita e di successo.

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